martedì 3 novembre 2015

La città vecchia (Genova, 1944)

G. Berengo Gardin, Genova



Ci sono poche eventi che ricorda dell'infanzia, forse due o tre in tutto. Uno è il suo quinto compleanno, un altro è suo padre che le regala una bambola di pezza, un altro ancora è sua madre che si sbuccia un ginocchio correndo per le scale rossastre e scrostate dell’ingresso di casa. Ama ricordarli separatamente ma, lo sa solo lei, sono avvenuti tutti nello stesso giorno.

Ad infilare le calze si fa sempre troppo in fretta, pensa, mentre a toglierle si è sempre un po’ più lenti. Eppure dovrebbe essere il contrario, perché le calze portano calore e il calore fa bene, rilassa, mentre il freddo è malvagio e si insinua nelle ossa. Quando si esce, le ossa sono contornate da muscoli rigidi però, e le calze neanche si sentono più. C’è il freddo del vento del mare, quel mare che fa male a guardare, perché le onde e quel fischio e quell’orizzonte fanno sempre pensare troppo. Le strade della città sono più rassicuranti, si stringono e si riallargano lentamente. Sono strette quando c’è bisogno di camminare forte e si fanno ampie quando ci si deve confondere tra la folla. Ma il mare, prima o poi, si rivede. Infingardo.

Dall’altra parte della città c’è sempre qualcuno ad aspettarla, come oggi. Impaziente, insaziabile, pieno di speranza. Mai si ricorda che nell’infanzia qualcuno l’abbia aspettata tanto.

Nella città ci sono anche salite e discese ripide, che a volte con il peso sono troppo difficili. Per fortuna non deve mai portare troppe cose, lo sa, lo sanno anche gli altri. E il mare scompare, girando tra le vie, e scompare anche lei.  Ricompaiono insieme, a volte.

“Carla, Carla”. Si sente chiamare ma non risponde, non è il momento. Il suo nome risuona per un attimo, poi è subito un altro vicolo e altra gente, e altri suoni che la confondono. In ogni caso, conviene accelerare il passo, che non si sa mai. è vestita bene, come le ha chiesto. è più bionda del solito. Il soprabito non sembra neanche di tanto tempo prima. Di certo non lo direbbe o insinuerebbe nessuno. Delle mani ha sempre pensato un gran bene, perché sono delle belle mani, solamente non curate. Il passo è sicuro, elegante.

Si è quasi dimenticata, camminando e pensando, che oggi un pacchetto ce l’ha. Ed è chiuso con uno spago ben stretto. Glielo ha chiesto la sera prima. Gli ha chiesto di lasciarlo poggiato, davanti al portone verde. Nessuno la vedrà. Gli ha detto di stare tranquilla. Camminare a testa alta e lasciarlo lì. A prenderlo, qualcuno ci penserà sicuramente.



Cammina, perché è bella. Si sente bella. E libera.

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